La dismenorrea, ovvero il dolore in sede addomino-pelvica associato alle mestruazioni, rappresenta il disturbo ginecologico più frequente, arrivando a colpire fino al 70-90% delle donne in età riproduttiva.
I sintomi possono durare anche 2-3 giorni e, oltre al dolore crampiforme che si irradia alla schiena e alle cosce, possono essere presenti anche nausea, vomito, diarrea, cefalea, vertigini, dolore al seno, svenimenti, irritabilità, alterazioni del tono dell’umore, insonnia.
In una buona percentuale di casi, queste manifestazioni diventano talmente severe da compromettere l’attività lavorativa e scolastica e, più in generale, la qualità di vita della donna.
Si tratta quindi di un problema molto comune e invalidante.
E’ fondamentale, prima di qualsiasi trattamento, un corretto inquadramento diagnostico, dato che si distingue una:
- Dismenorrea primaria: quando il problema non è determinato da patologie sottostanti e solitamente compare dopo pochi anni dal menarca, ovvero dal primo ciclo mestruale.
- Dismenorrea secondaria: quando, in seguito ad esami specialistici, si riscontra la presenza di una patologia dimostrabile (endometriosi, fibromatosi, infezioni…). In questo caso la cura è improntata alla risoluzione della patologia sottostante.
Le cause che determinano la dismenorrea primaria non sono ancora ben chiare: da un lato c’è una componente genetica, che ne determina una maggiore suscettibilità da parte di alcune persone, e dall’altro una serie di fattori ambientali che possono contribuire ad aggravare i sintomi.
A questo proposito, come prevenzione mi trovo spesso a consigliare di:
- Ridurre il consumo di alcool e caffè, che rappresentano due fattori di rischio.
- Svolgere una regolare attività fisica, poichè è stata osservata una minore incidenza in donne normopeso rispetto a quelle sovrappeso. Inoltre alcuni studi hanno rilevato una maggiore incidenza di dismenorrea tra donne normopeso sedentarie, rispetto a donne sempre normopeso, ma che praticano attività fisica con costanza.
Una delle teorie più accreditate afferma che fondamentalmente il dolore è dato dalle contrazioni, causate da un’eccessiva produzione endometriale di prostaglandine (PG-F2 in particolare), che sono fattori pro-infiammatori.
Detto questo, risulta chiaro che i fitoterapici più utili contro la dismenorrea sono quelli che presentano azione antinfiammatoria, spasmolitica e sedativa.
Di seguito vi elenco le piante che uso maggiormente in questi casi, nonchè le più descritte in letteratura.
Achillea millefolium (Achillea)
Pianta erbacea perenne, comune nei luoghi erbosi e soleggiati, presente ad altitudini di oltre 2000 metri.
La sua azione antinfiammatoria è legata alla presenza di diversi azuleni, come il camazulene, che inibisce l’enzima 5-lipossigenasi, fondamentale nella produzione di leucotrieni, i quali hanno tra le varie azioni anche quella di stimolare l’infiammazione. Inoltre contiene flavonoidi e tannini, importanti antiossidanti, in grado di inibire l’enzima ciclossigenasi, che determina la produzione di prostaglandine, responsabili della flogosi.
Salix alba (Salice bianco)
Albero diffuso in tutto l’emisfero boreale, cresce prevalentemente lungo i fiumi, prediligendo luoghi umidi con terreni argillosi.
La sua azione antalgica (contro il dolore) e antiflogistica è data dal fatto che nella corteccia essiccata del salice sono presenti glicosidi salicilici, ovvero dei pro farmaci che, in seguito a una serie di trasformazioni, diventano acido salicilico. Non è un caso che sempre dalla corteccia è stata estratta la salicilina, la quale, ossidata dava l’acido salicilico, da cui è stata ricavata la comune aspirina. A differenza di quest’ultima, però, gli estratti di salice non sono lesivi per lo stomaco.
Zingiber officinale (Zenzero)
Pianta simile a una canna, tipica delle regioni tropicali con forte sole e piogge abbondanti, coltivata sia in Asia che in Africa.
Lo zenzero contiene chetoni, monoterpeni e aldeidi responsabili della sua azione antinfiammatoria. Studi in vitro hanno mostrato che estratti di zenzero sono in grado di ridurre la formazione di prostaglandine e leucotrieni attraverso l’inibizione di due enzimi, la ciclossigenasi e la lipossigenasi, fondamentali per la loro produzione.
Valeriana officinalis (Valeriana)
Pianta erbacea perenne con fiori bianchi o rosei, che cresce nei luoghi umidi e lungo i fiumi di tutta Europa.
E’ conosciuta per la sua azione sedativa, simile a quella delle benzodiazepine, grazie alla presenza di valepotriati, molecole con azione ipnotica e spasmolitica. In studi su animali è stata vista la loro capacità di diminuire la sindrome d’astinenza alle benzodiazepine, legandosi a recettori della dopamina. Inoltre queste molecole agiscono anche sul sistema nervoso centrale e direttamente sulla muscolatura liscia, modulando l’ingresso del calcio per un’azione spasmolitica, riducendo così i dolori mestruali.
Il mio consiglio: questi estratti possono essere variamente associati a seconda del quadro da trattare; generalmente conviene iniziare la terapia a partire da 10-15 giorni prima del ciclo, in modo tale da preparare il terreno della paziente.